Cosa significa per uno studente l’alternanza scuola lavoro?

di Margherita Costantini 5^A rim

Dopo 17 anni di attesa, allo scoccare della maggiore eta si é chiamati ad entrare nel mondo degli adulti. Quale modo migliore per capire i doveri del nostro futuro, se non un’esperienza di lavoro? L’alternanza scuola-lavoro é il connubio perfetto per noi studenti – ancora insicuri ed inesperti – per l’introduzione in un ambiente lavorativo coerente con il percorso di studi svolti sin a quel momento. Un’esperienza che svela come realmente avviene cio che abbiamo sempre immaginato seduti e magari annoiati fra i banchi di scuola.
I professori – che dopo quattro anni di convivenza, conoscono i nostri punti di forza e di debolezze - hanno saputo collocarci negli impieghi piu adatti a noi. Sono riusciti a trovare impiego per ciascuno di noi nelle aziende del territorio, valorizzando le risorse e i servizi che tutti i giorni fanno parte della nostra vita. Ovviamente le mansioni erano ridotte, molto diversificate (per esempio redazione di bilanci, letture di cv, archiviazioni di fatture e documenti) ed adattate alle nostre competenze. La ricompensa era la pura esperienza, tuttavia ció ci ha dato l’opportunitá di inserirci in un contesto diverso e avere una prima impressione sulle attivita di cui avevamo solo sentito parlare a scuola e che ci sembravano “belle e impossibili”.
Ai lavoratori che stanno leggendo l’evento potrebbe sembrare insignificante e sopravvalutato, ma per noi giovani é alquanto rilevante, segna una tappa della nostra vita che rimpiangeremo come magari sta facendo chi legge.
Come ci siamo sentiti? Innanzittutto l’agitazione é stata presente sin dall’inizio. C’è la paura del fallimennto o di essere ripresi, o giudicati, di non riuscire ad inserirci in un contesto nuovo o di essere maltrattati, sfruttati o di annoiarsi oppure semplicemente di perdersi le belle giornate di sole dentro ad un ufficio, seduti dritti su una sedia davanti una caterva di fogli che non ci dicono niente. Magari per alcuni, é stato tutto piú semplice, altri sono stati infastiditi da vacanze estive più corte. Talora le aspettative non sono state soddisfatte: nonostante ció una sensazione che ci ha accomunato é stato l’orgoglio per noi stessi. Ognuno si é sentito fiero di aver partecipato, aver affrontato una nuova sfida e portato a termine questo impegno. E che ti piaccia il mestiere, che tu lo odi o che ti sia semplicemente confuso le idee, è senz’altro un’utile chiave per entrare nel regno dei “grandi”.

di Margherita Costantini 5^A rim (Magrini-Marchetti)

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